Da olio vegetale esausto a biocarburante, accordo tra Eni e Conoe

Trasformare gli olii vegetali esausti in biocarburante, rispettando i principi dell’economia circolare. È questo l’obiettivo dell’accordo siglato da Eni e Conoe, con quest’ultima che si impegna a invitare tutte le aziende di rigenerazione aderenti al Consorzio a fornire ad Eni l’olio esausto raccolto per immetterlo negli impianti di bioraffineria di Venezia e di Gela.

Eni potrà lavorare, a pieno regime dal 2018, circa un milione di tonnellate l’anno di olii vegetali, con un risparmio potenziale stimato dal Consorzio di 3.130 kg di CO2 equivalente per tonnellata di biodiesel prodotto e consumato come combustibile, mentre i metri cubi di acqua risparmiata ammonteranno a 1,9 per tonnellata.

Un ulteriore punto dell’accordo prevede sforzi congiunti di Eni e Conoe per favorire la raccolta degli olii esausti di origine domestica, che oggi vengono quasi interamente dispersi.

Attualmente il Conoe raccoglie e recupera oltre 65mila tonnellate l’anno di oli vegetali esausti (dati 2016, erano 15mila tonnellate l’anno nel 2012) che provengono dalle attività professionali: soprattutto ristoranti, ma anche friggitorie, bar, stabilimenti industriali alimentari. Mancano, come detto, quelli delle famiglie.

Conoe intercetta solo il 23% del raccoglibile ma aggiungendo gli oli di casa sarebbe possibile arrivare “fino a 200mila tonnellate di materiale coinvolgendo le famiglie italiane– spiega Tommaso Campanile, presidente Conoe- oggi la gran parte di oli esausti che possono essere raccolti, rigenerati e avviati alla produzione di biodiesel viene dispersa dopo l’uso nelle case degli italiani”, inquinando e ‘attappando’ le fognature, visto che i grassi si depositano sulle pareti delle tubature. Per questo “puntiamo a coinvolgere i comuni italiani, i sindaci e le aziende speciali dei comuni per intercettare questi oli e dare una mano alla tutela ambientale e all’economia del Paese”.

Olio vegetale, perché è importante recuperarlo

In Italia vengono immessi al consumo circa 1.400.000.000 kg di olio vegetale all’anno.

E, una volta usato in cucina, diventa rifiuto altamente inquinante.

Ogni anno restituiamo all’ambiente, attraverso lo sversamento nella rete pubblica collegata al nostro lavandino, milioni di kg di olio, in gran parte sotto forma di residuo di fritture e quindi ricco di sostanze inquinanti. Ciò costituisce una grave minaccia di inquinamento:

  • per il sottosuolo, perché rende inutilizzabili pozzi di acqua potabile anche molto lontani;
  • per la flora, perché impedisce alle radici delle piante di assorbire le sostanze nutritive;
  • per qualsiasi specchio d’acqua poiché impedisce l’ossigenazione e compromette gravemente la vita di flora fauna;
  • per i depuratori, perché ne ostruiscono e ne influenzano il corretto funzionamento

Come si ricicla?

In ambito domestico l’olio esausto può essere riciclato portandolo nei centri di raccolta distribuiti nelle città. Non va assolutamente gettato negli scarichi, ma raccolto a mano a mano e poi trasportato nei centri di raccolta. Sarebbe opportuno che ogni Comune si dotasse di impianti e sistemi di riciclaggio più user friendly, in modo di facilitare la gestione e raccolta degli olii esausti e di tutelare l’ambiente.

Biodiesel, cos’è

Il biodiesel è un biocombustibile, cioè un combustibile ottenuto da fonti rinnovabili quali oli vegetali e grassi animali, analogo al gasolio derivato dal petrolio.

Contrariamente a quanto si crede comunemente, il biodiesel non è un olio vegetale puro e semplice, come ad esempio l’olio di colza, bensì il risultato di un processo chimico  a partire da questi o altri componenti biologici.