Una minaccia globale per la salute: così i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitensi definiscono il super-fungo, potenzialmente letale, che sta seminando il panico negli ospedali, soprattutto di New York e del New Jersey (ma non solo).
Si tratta della Candida auris, resistente ai farmaci, micete lievitiforme isolato per la prima volta nel 2009 nel canale uditivo di un 70enne giapponese ricoverato all’Ospedale geriatrico di Tokyo, e poi “migrato” in diversi Paesi, tra cui Stati Uniti e Gran Bretagna. Il primo caso in Europa è avvenuto a Londra, in un ospedale cardiologico: tra aprile 2015 e luglio 2016 si sono registrati ben 50 casi!
La Candida auris colpisce soprattutto i soggetti deboli, come neonati e anziani e si diffonde molto facilmente: è stato trovato sulle attrezzature degli ospedali e sulla pelle di alcuni pazienti, anche già trattati con i medicinali. Nella maggior parte dei casi, è stato identificato in persone che erano state ricoverate a lungo in ospedale.
Negli ultimi mesi a New York i casi di infezione resistente ai farmaci sono stati 44 (in 15 ospedali e uno studio medico), con 17 morti, ma per i decessi non è stato possibile stabilire in modo definitivo la relazione causa-effetto perché i pazienti avevano altre patologie preesistenti. Il primo caso negli Stati Uniti risale al 2013, ma la vera diffusione del super-fungo è iniziata l’anno scorso. Può infettare le ferite, le orecchie e il sangue. Nei casi peggiori (pazienti deceduti) provoca infezioni sistemiche entrando in circolo. I principali sintomi sono bruciore e difficoltà a deglutire. Il super-fungo secondo gli esperti dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta agisce come un super-batterio: non risponde agli anti funghicidi ed è difficile da identificare nei test di laboratorio. Inoltre può essere facilmente scambiato con la Candida comune, ben nota e diffusa negli ospedali di tutto il mondo.
Si è scoperto, una volta sequenziato il genoma del fungo, che nelle stanze dove erano ricoverati i pazienti colpiti dall’infezione, era presente non solo sul materasso, sul comodino e sulla testiera del letto dei pazienti, ma anche su altri arredamenti della stanza e persino sul davanzale. Sembra che l’infezione si contragga prevalentemente in ospedale. I fattori di rischio individuati finora sono: interventi chirurgici recenti, impiego di antibiotici e antimicotici ad ampio spettro, uso di cateteri venosi centrali. In caso di pazienti infettati, gli esperti raccomandano misure di isolamento e la pulizia accurata della stanza con prodotti a base di cloro e vapori di perossido di idrogeno. Viene raccomandata anche la decontaminazione cutanea con prodotti a base di clorexidina.
Ma non è l’unico pericolo di infezione che si è rivelato resistente agli antibiotici. Sempre in materi a di batteri letali per la salute umana, L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato una classifica. Tra le specie più temibili ricordiamo l’Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa e la famiglia delle Enterobacteriaceae (che include l’Escherichia coli), per i ceppi resistenti agli antibiotici della classe dei carbapenemi. Questi germi sono i principali responsabili delle infezioni dei polmoni e del sangue, spesso letali, che si contraggono in ospedale. Gli esperti dell’Oms e dell’Università di Tubingen hanno spiegato che la lista, stilata sulla base di diversi parametri, dovrebbe servire ai Governi per mettere in campo politiche e investimenti che incentivino la ricerca mirata. È uno strumento per far sì che la ricerca risponda alle esigenze più urgenti della salute pubblica. La resistenza agli antibiotici è in crescita, e ricordiamo stanno esaurendosi le opzioni a disposizione. Se lasciamo che sia solo il mercato ad agire i nuovi farmaci di cui abbiamo bisogno rischiamo di non essere pronti per tempo.
A tal fine, l’OMS ha stanziato una ingente somma destinata alla ricerca con la quale ricercare nuovi antibiotici entro il 2020 con i quali poter sconfiggere i “super batteri”.